L’IDEA

Collage è un’opera d’arte in svolgimento, con alla base un’idea che si fa progetto: ricostruire un intero scheletro umano, utilizzando ossa donate da diverse persone. I donatori sono scelti e selezionati dall’artista, quali protagonisti illustri della cultura artistica contemporanea internazionale, ma soprattutto come “responsabili” di come Michele Mariano è. Le ossa donate dai personaggi prescelti saranno, per questo, parte integrante di un vero reliquiario artistico, monumento unico e prima opera d’arte postuma.

 

Collage is the development of a masterpiece at the basis of which there is an idea which becomes a project: the reconstruction of a whole human skeleton, using bones donated by different people. The donators are chosen and selected by the artist, and represent the main characters of the contemporary international artistic culture. The choice of the donators represent an “official recognition” to them as Argonauts in their field of action. The donated bones from the chosen characters will for this reason represent the main part of a true artistic relique, unique monument of international culture.

IL PROGETTO

L’adesione all’opera da parte dei donatori è ufficializzata dalla sottoscrizione di un contratto di donazione con effettivo valore legale, redatto in triplice copia ciascuna custodita rispettivamente dall’artista, dal donatore, dal rappresentante della sede definitiva dell’opera: l’opera sarà custodita in una sede museale, scelta fra i musei che si sono offerti di ospitarla. Lo scheletro umano è stato suddiviso in 62 parti, saranno pertanto stipulati 62 contratti di donazione per altrettanti donatori.

La sottoscrizione del contratto determina le seguenti condizioni:
– la donazione non prevede nessuna forma di compenso;
– il prelievo dell’osso donato non può essere effettuato prima del sesto anno successivo alla morte del donatore e non più tardi del decimo;
– il prelievo sarà effettuato da personale specializzato ed alla presenza dell’artista o di un suo delegato;
– nell’eventualità in cui il donatore subisca, in vita, un incidente e/o un intervento chirurgico tale da comportare l’alterazione o la sostituzione dell’osso prescelto, sarà prelevato comunque l’osso alterato o l’elemento che l’avrà sostituito.

 

Collage is the development of a masterpiece at the basis of the participation to the work on behalf of the doners in ufficialized by the undertaking of a contract of donation whit an effective legal value, written out in a triple copy each kept by the artist, the doner and the representative of the definite permanent place where the work will be kept and exhibited. The work will be guarded in a museum building chosen between the Anthropological Museums and Etnological and Natural History Museums which have offered to host it. The human skeleton in this case has been divided into 62 parts. 62 contracts of donation will be stipulated for 62 donators. The subscription of the contract determins the following conditions:
– The donation does not foresee any form of payment.
– The extraction of the bone donated cannot take place before the sixth year after the death of the donator and not later than the tenth.
– The extraction will be carried out by specialized people and in the presence of the artist or of a person delegated by him;
– In case the donator should suffer an accident and/or an operation which causes a modification or substitution of the chosen bone, the modified bone will be removed regardless or the element which has substituted it.

I DONATORI

La scelta dei donatori ed il modo in cui essi sono chiamati a parteciparvi costituiscono gli aspetti caratterizzanti del lavoro. La scelta è fatta da Michele Mariano e ricade sui prescelti in quanto appartenenti al suo esoscheletro.

 

The donators listed below have been personally chosen by the artist. The choice has been guided by criterias which correspond to a research of individualization of the most courageous artistic poets, symptom of that “subverting” intelligence which, in the eyes of the artist, allows the chosen donators, the merit of “the highest figure of western culture in the second half of the 19th century”. The creation of a human monument to western culture, could not therefore, be carried out without their involvement.

L’elenco in progress di alcuni dei possibili donatori

ARTURO BRACHETTI

BYLL VIOLA

BRYAN ENO

CINDY SHERMAN

DAMIEN HIRST

DANIEL PENNAC

DARIO ARGENTO

DARIO FO

ENRICO GHEZZI

FERNANDO SAVATER

FRANCESCO CLEMENTE

FRANK O. GEHRY

GIOVANNI LINDO FERRETTI

GIULIO PAOLINI

GUIDO CERONETTI

LIJA SOSKIC

JANNIS KOUNELLIS

JEFF KOONS

JOHNNY ROTTEN

JOSEPH KOSUTH

LEA VERGINE

LEO BASSI

MARINA ABRAMOVIC

MARIO PERNIOLA

MARK KOSTABI

MARTIN MARGIELA

MATTHEW BARNEY

MAURIZIO CATTELAN

MICHAEL NYMAN

MICHELANGELO PISTOLETTO

MIMMO PALADINO

NANNI MORETTI

NICK CAVE

ORLAN

PETER GREENAWAY

RENZO PIANO

ROBERTO BENIGNI

SANDRO CHIS

TIM BURTON

TIZIANO SCLAVI

UMBERTO ECO

VIVIENNE WEASTWOOD

YOKO ONO

ZYGMUNT BAUMAN

DONAZIONI

– Cranio

2 – Mandibola

3 – 1 Vertebra Cervicale

4 – 2 Vertebra Cervicale

5 – 3 Vertebra Cervicale

6 – 4 Vertebra Cervicale

7 – 5 Vertebra Cervicale

8 – 6 Vertebra Cervicale

9 – 7 Vertebra Cervicale

10 – 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,

Vertebre Toraciche +Costole

11 – 11 Vertebra toracica + Costole

12 – 12 Vertebra toracica + Costole

13 – 1 Vertebra Lombare

14  – 2 Vertebra Lombare

15 – 3 Vertebra Lombare

16 – 4 Vertebra Lombare

17 – 5 Vertebra Lombare

18 – Ossa Sacrali (tutte fuse)

19 – Ossa Coccigee (tutte fuse)

20 – Clavicola Sinistra

21 – Clavicola Destra

22 – Scapola Destra

23 – Scapola Sinistra

24 – Omero Destro

25 – Omero Sinistro

26 – Radio Destro

27 – Radio Sinistro

28 – Ulna Destra

29 – Ulna sinistra

30 – Ossa del Carpo

+ Metacarpali Mano Destra

31 – Ossa del Carpo

+ Metacarpali Mano Sinistra

32 – Falangi Mignolo Mano Destra

33 – Falangi Anulare Mano Destra

34 – Falangi Medio Mano Destra

35 – Falangi Indice Mano Destra

36 – Falangi Pollice Mano Destra

37 – Falangi Mignolo Mano Sinistra

38 – Falangi Anulare Mano Sinistra

39 – Falangi Medio Mano Sinistra

40 – Falangi Indice Mano Sinistra

41 – Falangi Pollice Mano Sinistra

42 – Bacino (Anca)

43 – Femore Destro

44 – Femore Sinistro

45 – Rotula Destra

46 – Rotula Sinistra

47 – Tibia Destra

48 – Tibia Sinistra

49 – Fibula (Perone) Destro

50 – Fibula (Perone) Sinistro

51 – Ossa del Tarso

+ Metatarsali Piede Destro

52 – Ossa del Tarso

+ Metatarsali Piede Sinistro

53 – Falangi Mignolo Piede Destro
54
– Falangi Anulare Piede Destro
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–  Falangi Medio Piede Destro

56 – Falangi Indice Piede Destro
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– Falangi Pollice Piede Destro

58 – Falangi Mignolo Piede Sinistro
59
– Falangi Anulare Piede Sinistro

60 – Falangi Medio Piede Sinistro

61 – Falangi Indice Piede Sinistro

62 – Falangi Pollice Piede Sinistro

 

DEPOT

Collage: al di là dell’arte nell’arte dell’al di là

di Luigi Fabio Mastropietro

Il corpo smembrato e diffuso che si trova alle radici del progetto di Collage è il corpo postumano o, meglio, transumano del terzo millennio. Ma questo corpo “diffuso” che ha sviluppato un nuovo organo di senso, il telefono cellulare, quale estensione del tatto della vista e dell’udito, quale connessione privilegiata del mio stare al mondo, e per questo indispensabile parte della mia carne – questo corpo cellulare, proprio perché incarna lo stadio finale della civiltà, non è forse malato allo stadio terminale, destinato a scomparire, a dissolversi come cenere al vento?

Lo stesso artista contemporaneo è un corpo transumano, un tecno-corpo in metamorfosi, un animale nomade alla ricerca del proprio doppio. All’artista non basta viaggiare all’infinito per i luoghi impervi della terra e dell’immaginazione alla ricerca delle forme primarie della parola e dello sguardo, quelle forme che tremando si fanno corpo di poesia e di arte. Non gli basterebbe nemmeno strapparsi con le mani il cuore dal petto e metterlo in vetrina su Youtube o su MySpace.

L’artista del terzo millennio deve, come ha scritto Stefano Calzi, “guardare in faccia il proprio abisso, che significa essere cacciati dal proprio demone, emissario del dia-bolus (etimologicamente colui-che-separa, che divide). Essere cacciati è al tempo stesso divenire preda e venire scacciati. Verso dove? Verso la ‘cattività’ dell?Eden. Se l’Arcangelo indica il deserto, Lucifero rimanda alla foresta. Affinché l’artista, il poeta possano rimemorare la terra desolata là-fuori e nella Pia Mater, affinché l’arte, la poesia siano un vagare postumo in memoria di un canto lontano e perduto.”

E proprio nei luoghi “meridiani” dell?arte e della letteratura contemporanea, l’uomo transizionale compie il suo passaggio e nasce l’oltreuomo dalle ceneri dell’umanesimo. “L’uomo è una vergogna e un disonore che deve essere superato”, afferma Zarathustra. Ma solo ai confini del mondo eppure così dentro il mondo avviene questo superamento, perché solo ai confini del mondo vive il corpo transitato dell’arte, il corpo transustanziato della poesia, il corpo diabolizzato dell’oltreuomo.

Perché l’arte è mutazione, così come lo è la letteratura, capacità di mutare la percezione per emendare il mondo, tecnica di modificazione del corpo del reale. In ogni forma letteraria – come anche in ogni forma artistica – la creazione transita da un eidos all’altro, nel perenne ciclo di morte/rinascita che si chiude con l’incarnazione di una sempre nuova unità soma/sema, corpo/segno. E non esiste estetica, sia come indagine sulla percezione che come giudizio di valore, che non debba fare i conti con questa mutazione fisiologica e, dunque, con l’utopia dell’oltreuomo.

Al di là di questa irrinunciabile ricerca post-mortale e trans-mortale non esiste arte. Tutto il resto non è nemmeno più noia (o paranoia commerciale), ma pura e semplice fenomenologia dello scarto, forfora dell’anima. Non serve, se non a riempire la discarica.

Sotto le porpore iridescenti del tramonto dell’uomo è ancora acquattata la bestia nera del caos. Nel tempo dell’incubo neodarwinista, all’uomo non serve più la rassicurazione di una letteratura sterilizzata che alla fine punisce sempre il colpevole. Non gli servono più i giochi dadaisti e i ready-made duchampiani di un’arte esteticamente neutra e storicamente decontestualizzata, per distrarlo dalla minaccia totalitaria del disordine. Al contrario, all’uomo catodizzato della surmodernità servono un’arte e una letteratura che lo fecondino con il seme dell’altrove e del rimosso, dell’ultraterreno e del post-mortale, affinché possa percepire il sublime e tradurlo in regola di vita.

Di qui la necessità dell’arte contemporanea di riequilibrare il patrimonio funzionale ed espressivo della morte e della dispersione del corpo attraverso una sinestesia ultraterrena, poiché il compendio dell’Essere è affidato alla memoria dei sensi. E di stimolare la crescita della capacità umana di percepire la morte come altro per antonomasia, la sola che conferisce all’uomo la continuità post-mortem nell’altro. L’abilità di sentire e con-sentire al di là di ogni trauma e metamorfosi, di ogni deviazione dell’asse dell’esistenza, è una risorsa umana geneticamente innescata, in attesa perenne di risveglio espressivo. È la risorsa etimologicamente implicita nella parola aisthànomai, percepisco, sento per mezzo dei sensi. Fare arte, letteratura significa attivare questa estetica fisiologica di corpo e anima. Solo con questa modalità è possibile educare alla bellezza. Ed è proprio la bellezza, come pura generosità dell?Essere e fondamentale esperienza di verità, è proprio la Bellezza come esperienza speculare a una verità che non può mai essere esaurita – ad attrarre e chiamare l’uomo all’altrove. È proprio la bellezza a vedere l’invisibile e a figurare la soglia dell’Essere oltre la morte.

Solo con queste modalità da “sismografo dei tempi”, l?arte contemporanea rende possibile l’utopia dell’oltreuomo. Un’utopia che ci rivela ancora una volta che siamo parte di un tutto in cui ogni elemento è in relazione con l’altro: uomini, macchine, animali, minerali. Mentre nelle comunità primitive era il sacro attraverso l’arte sacra ad occuparsi della catena che non si può spezzare, nella condizione umana attuale sono i consumi e i media a dettare il ciclo vita/morte. Ma domani, anche grazie a contributi come Collage, sarà di nuovo la medicina dell’arte e della letteratura l’antidoto dell’umano troppo umano contro la mutazione e la morte.

E oggi è già domani nel progetto di arte postuma Collage di Michele Mariano. Perché un’arte postuma è oggi non solo possibile (filosoficamente “evenemenziale”) ma anche e soprattutto ontologicamente necessaria in questi tempi di cancellazione iconoclasta del corpo e di abolizione per decreto mediatico della morte. L’unica arte che oggi ha ragione di essere e domani statuto di linguaggio è l’arte che sopravvive al corpo smembrato dell’arte transumana. Per questo Collage è un reliquiario straordinario che va coltivato con tutta la ricchezza rituale che meritano i sacri eventi.

Quegli eventi che lasciano filtrare attraverso le ossa scarnificate degli artisti lampeggiamenti di eternità nel mondo sensibile. Quell’arte che appare come identità terminale e memoria postmortale e della quale abbiamo bisogno, oggi più che mai, per sperare in bene e spirare in pace.

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Celebrazione Messa suffragio in ricordo di Tancredi Parmeggiani

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Il tavolo “testimone” di tutti gli atti/eventi di “collage”

Ideato da Laura Fiaschi e Gabriele Pardi di GUMDESIGN, il tavolo si chiama “Il Capo” nel quale viene introdotto, oltre all’aspetto funzionale, l’aspetto emozionale.

“Il Capo” diventa emblema e segno trasposto… individua il capotavola con ironia e gioco, definisce l’importanza di chi siede al cospetto degli altri commensali circondato da segni ricchi e superdecorati. Una seduta e le due gambe del tavolo realizzate con forme barocche e in color oro si trasformano in sedute e gambi minimali in colore bianco, per stabilire in maniera decisa e netta chi condurrà il “gioco”… lo scheletro che verrà.

Premiato con la menzione speciale YOUNG&DESIGN 2009 durante il Salone del Mobile.

AZIENDA: CREAZIONI

Dimensioni: 205 x 105 H 81 CM

10/11/12 Settembre 2009

CONVEGNO INTERNAZIONALE IL SENSO DELLA FINE

Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”/ Piazza Rinascimento, 7/ I – 61029 URBINO

Centro Internazionale di Semiotica e Linguistica

Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
www.uniurb.it/semiotica/right.htm

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PRESENTAZIONE
Il senso della fine Coordinatori: Paolo Fabbri (www.paolofabbri.it) e Mario Perniola (www.marioperniola.it, direttore della rivista “ÁGALMAwww.agalmaweb.org) con la collaborazione di Amalia Verzola (Università di Roma “Tor Vergata”)

Un rapporto complesso e problematico lega l’idea della fine a quella del senso. Questo risulta evidente nella parola latina finis, che presenta una polisemanticità assente nelle altre lingue indoeuropee. Infatti, finis vuol dire confine, limite, termine, compimento, meta, scopo finale, intento, mira e molte altre cose ancora. Questa polisemanticità si conserva in italiano, divaricandosi nei due significati fondamentali di punto ultimo, cessazione, rovina e di risultato, riuscita, scopo. La parola italiana si arricchisce anche dell’aggettivo fine che viene usata in numerose accezioni, sconfinando anche nell’etica e nell’estetica. Il convegno si propone di considerare questa problematica secondo approcci disciplinari e interessi diversi tra loro, esplorando un campo semantico-concettuale che nella lingua italiana si presenta più vasto ed enigmatico che in altre lingue.

Le sens de la fin
Un rapport complexe et problématique relie l’idée de la fin à l’idée du sens. Ce qui paraît évident dans le mot latin finis, qui présente une polysémanticité absente dans les autres langues indo-européennes. En effet, finis signifie confin, limite, terme, accomplissement, destination, but final, objectif, visée et beaucoup d’autres choses encore. Cette polysémanticité est gardée dans la langue italienne, écartée dans les deux significations fondamentales de point dernier, cessation, ruine et de résultat, réussite, but. Le mot italien s’enrichit aussi de l’adjectif fine, utilisé dans nombreuses acceptions, en franchissant aussi le domaine de l’éthique et de l’esthétique. Le colloque se propose de considérer cette problématique selon des approches disciplinaires et des intérêts différents entre eux, en explorand un champ sémantique-conceptuel qui dans la langue italienne se présente plus ample et énigmatique que dans d’autres langues.

The meaning of the end
There is a complex and controversial relationship between the ideas of the end and of sense. This is evident in the Latin word finis, which presents numerous semantic meanings lacking in other Indo-European languages. In fact, finis means border, limit, end, achievement, goal, final aim, purpose, just to mention a few. This polysemanticity is kept in Italian and is shaped around two crucial meanings. On one hand, it means end and ruin, whereas, on the other, result, achievement, aim. Furthermore the Italian word has been enriched by the adjective fine, which has acquired several meanings even in Ethics and Aesthetics. The conference will deal with this issue from a interdisciplinary perspective in order to explore a semantic and conceptual field which is far wider and enigmatic.

Domenica 31 maggio 2009

  

VISITA/STUDIO al reliquiario custodito nel convento di San Francesco a Ripa in Roma.

Un grosso mobile barocco in noce, all’apparenza un semplice armadio, ideato da un ingegnoso frate laico, Bernardino da Jesi, e realizzato con l’ausilio di artigiani francescani. Esso è provvisto di un complicato meccanismo, da tre secoli ancora perfettamente funzionante, che con un semplice giro di manovella fa scorrere una serie di pannelli entro cui sono sistemati, e appaiono quasi all’improvviso, una cinquantina di preziosi e artistici reliquiari di argento dorato che custodiscono reliquie di altrettanti Santi.

La visita ha avuto lo scopo di sopralluogo per studiarne da vicino la possibilità che questo reliquiario possa essere un antesignano del progetto collage.

La visita è stata guidata dal responsabile artistico della curia sig. Gianfrancesco Solferino.

Il gruppo studio capitanato dal Professor Mario Perniola (docente di estetica nell’Università di Roma Tor Vergata), e Michele Mariano (collageProject).

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PRESENZE

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HOUSE TOUR 04/05/06/07

Lo spazio: un camper ”house” per il trasporto di idee e persone, con tutte le implicazioni e i riferimenti che questo elemento suggerisce,  mobilità, agilità, nomadismo……

Il camper,  è insieme casa di Michele Mariano, contenitore, spazio espositivo, scatola-“kit” per la costruzione dell’opera, punto d’incontro, deposito e trampolino per il web.

Il camper potrà essere collocato in luoghi diversi, spazi pubblici o spazi privati, in un parcheggio, all’interno di un giardino, di un capannone industriale, museo o galleria, dovunque la sua presenza risulterà plausibile, disturbante, interessante.

Tour: a inseguire comunità attente a nuove modalità di divulgazione ed esposizione delle idee.

HOUSE TOUR sarà in viaggio per tutto l’anno nelle più importanti rassegne e mostre delle città europee.

Il  progetto apre un nuovo fronte nel dispiegarsi delle forme e dei modi di intervento in cui si articola l’attività di divulgazione e sopratutto del fare artistIco.

Terminale, trampolino o semplicemente laboratorio, che vuole ricercare in un percorso condiviso un possibile update della forma-galleria.

House tour  è casa di Michele Mariano

House tour è spazio espositivo, si caratterizza come una sorta di “diario di bordo” di collage project: e contiene le immagini più significative, video, ricordi, letture, film, abiti, musica ecc..

House tour è contenitore, una selezione di riferimenti culturali e suggestioni che hanno influenzato e influenzano, nel bene e nel male, la poetica e la vita, di Michele Mariano.

House tour è scatola-kit per la costruzione dell’opera, tutte le informazioni relative alla costruzione di Collage project “la prima opera d’arte postuma.

House tour è spazio d’ incontro, sia con i candidati alle donazioni sia con altri artisti studiosi e pensatori.

House tour è deposito, cuore pulsante di collage project, ogni ospite lascia una traccia.

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CAPAREZZA

 

In nuovo album di Caparezza si intitolerà Habemus Capa e uscirà il prossimo 24 MArzo. Ecco come il disco viene presentato dall’autore:

“Il disco è una sorta di concept. Si tratta, infatti, del “disco postumo di un cantante ancora in vita”. Ho scritto ogni singolo pezzo come se fosse materiale per un cd celebrativo, cercando di immedesimarmi nel ruolo di defunto.

Tutti i brani compongono un viaggio che parte dalla mia morte (per ora presunta) e termina col mio ritorno in vita (presunto anch’esso).

 In tutti i brani interpreto vari personaggi posseduti dal mio spirito che viaggia alla ricerca del corpo perduto, per cui sono uno spietato broker in “TITOLI”, un pugliese che vuole diventare verdano (non ve la spiego) in “INNO VERDANO”, una badante pazza che tenta di tenere sveglio un bimbo attraverso una nenia al contrario che ha come titolo “NINNA NANNA DI MAZZARO'”, eccetera…

L’album parte con la mia cerimonia funebre (ANNUNCIATEMI AL PUBBLICO) che prende spunto dall’ultima frase di “Verità Supposte” (“Mamma quanti dischi venderanno se mi spengo..”) e termina col ritrovamento di me stesso (HABEMUS CAPA).

Qualche giorno fa a Roma abbiamo registrato le orchestre per TORNA CATALESSI, un brano che auspica il ritorno di uno stato di immobilità contro il dinamismo di un progresso arrivista.”

BANDA JONICA (MATRI MIA)

Di Fabio Barovero e Roy Paci 
BANDA IONICA – “MATRI MIA”

Venti musicisti fra i migliori picciotti delle province di Siracusa e Catania, incontrano

Arthur H, Cristina Zavalloni, Dani Carbonel, Ermanno “joe” Giovanardi, Lara Martelli,
Vinicio Capossela

Scene Michele Mariano

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TRACCE FUORICENTRO MIXER 2005
Ardenza Terra – Livorno (Ex SPICA)
Via Grotta delle Fate, 19
rassegna di arte contemporanea a cura di Gaia Bindi e Patrizia Landi

Tradizionalmente dedicata alla creatività giovanile, la rassegna Tracce fuori centro è nata a Firenze nell’anno 2000 con l’intento di offrire l’opportunità a giovani talenti di esporre le proprie creazioni e di esprimersi liberamente nelle discipline artistiche contemporanee. L’edizione 2004 ha già sperimentato con successo negli spazi livornesi di Fuoricentro una formula improntata alla dimensione live: un gruppo eterogeneo di 69 artisti ha creato dal vivo le installazioni, proiettato video, suonato musica, si è prodotto in performances e spettacoli coinvolgendo nello spirito della festa un pubblico numeroso e incuriosito.

 L’edizione 2005 si replica a Fuoricentro. Ripercorrendone la positiva esperienza, Tracce Fuoricentro è definita quest’anno dalla parola Mixer: un sostantivo che sottolinea la dimensione multidisciplinare, di dialogo, di contaminazione e interazione tra forme espressive viventi nell’arte contemporanea. Il mixer è uno strumento usato nel cinema, nelle discoteche ma anche in cucina: è l’attrezzo che meglio identifica l’idea di una creazione inedita che nasce dall’unione di ingredienti disomogenei. Un mix sapiente di elementi diventa il fine perseguibile, una ricetta per un saporito pastiche culturale fatto di persone, culture, suoni, immagini, colori.

 La rassegna Tracce Fuoricentro Mixer si svolgerà anche quest’anno nell’arco di tre serate, dalle ore 21,30 p.m. alle 2 a.m. dei giorni 15-16-17 luglio 2005. Ogni serata vedrà il coinvolgimento di numerosi artisti – pittori, poeti, attori, musicisti, danzatori, videomakers, performers, Djs, Vjs, ma anche cuochi e gastronomi – in parte già operanti sul territorio livornese, in parte provenienti da ambito nazionale e internazionale. Le opere in mostra, nella loro originalità, saranno accomunate dal presentare mixati ingredienti diversi, disomogenei, talvolta addirittura antitetici (sacro/profano, umano/animale, umano/vegetale, antico/moderno, corpo/mente, vista/tatto, occidente/oriente, manuale/digitale, ecc.) riuscendo ad abbattere barriere nell’intento creativo e dialogico. A fine rassegna un video e un catalogo a stampa, ugualmente a cura di Gaia Bindi e Patrizia Landi, documenteranno l’intero evento, vissuto come un grande happening collettivo.

Nei giorni di Tracce Fuoricentro Mixer saranno presentati catalogo e video dell’edizione 2004.

GLI ARTISTI

Venerdì 15 luglio

Almà Ch., Leone Contini Bonacossi, Cristiano De Silva e Mauro Davide, Fariba, Amedeo Fontani, Werther Germondari, Antonia Marilei, Renato Meneghetti, Pietro Messina, Cristina Papi, Lorenzo Pizzanelli, Pasquale Prencipe, Gianluca Scordo.

Sabato 16 luglio

ANONYMOUS ART STUDIO (Elena Bertoni, Simone Romano), Federico Donelli, Giovanni Galizia, Michele Mariano, Daniela Mini, Pantani-Surace, Pietro Paolini, Giancarlo Pucci (con la collaborazione di Rossella Ballarini), Riccardo Ruberti, Salis & Vitangeli, Dino Sileoni, Fulgor C. Silvi, Giovanni and Renata Strada, Nello Teodori, VIRTUAL SMOCKERS.

Domenica 17 luglio

Katia Alicante, AMAE Artgroup, ANONYMOUS ART STUDIO (Elena Bertoni, Simone Romano), DADA Ensemble, Lisa Doveri, Fariba, Gildardo Gallo, Igor Cizneros, Luiz Ramirez Guzman, GRUPPO SINESTETICO, Adriano Marinazzo, Annalisa Mela, Renato Meneghetti, MUSEO DEL SOMARO (a cura di Nello Teodori con interventi di 74 artisti e personaggi, tra cui Antonio di Pietro, Paolo Portoghesi, Luca Patella, Ninetto Davoli), NO STYLE PROJECT (Marco & Fabio Bartolozzi, Tiziana Tarducci), Lorenzo Pizzanelli, SELECTOR (Federico Bucalossi, Spartaco Cortesi, Paolo Giuntoli, con Charlotte Zerbey), Vassili Spiropoulos.

HOUSEWARMING
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Via Dupré, 65 – Padova
A cura di Lara Facco

mostra-evento

Alessandra Andrini, Andrea Contin, Lele D’Agaro, Alessandro Di Giugno, Flavio Favelli, Simone Filippi, Michael Fliri, Luca Francesconi, Gedmond, Pietro Iori, Michele Mariano, Stefania Romano.

Dopo un primo esperimento con Housewarming nel 2003 ed il successo di Housewarming 04 – portraits nel 2004 che ha visto riscontro di pubblico e attenzione della stampa, l¹evento è ora alla terza edizione. HOUSEWARMING 05_landscape vuole così confermarsi come uno stimolante momento di incontro, con una formula espositiva indipendente in cui sono gli artisti stessi a scegliersi a vicenda, secondo parametri più di affinità e stima che non di fama. Per questo gli artisti presenti ad HOUSEWARMING 05_landscape vanno da chi ha già partecipato ad una Biennale di Venezia all¹absolute beginner, scelti con il solo criterio della qualità e attraverso la conoscenza diretta del lavoro di ognuno. Come per le altre edizioni, infatti, accanto a nomi già conosciuti e/o affermati ci saranno quelli di giovani sconosciuti ed emergenti, tutti chiamati a presentare il proprio lavoro in un¹atmosfera non impegnativa ma estremamente vivace. Il sottotitolo landscape, scelto come punto di partenza per questo appuntamento estivo, rimanda all¹idea di paesaggio come riflessione sul mondo, sulla sua fruizione e sulla sua rappresentazione, invitando gli artisti e le loro opere a confrontarsi tanto con gli spazi interni della casa quanto con quelli esterni del giardino.

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“IL VIAGGIO DI ODISSEO”

INCONTRI CON L’ARTE CONTEMPORANEA
CORTILE ESTIVO DELL’ISTITUTO CRESCENZI-PACINOTTI
Via Saragozza 9 – ingresso via del Fossato – Bologna

Teresa Fattapposta

presenta
Collage Project
di
Michele Mariano

Quinto appuntamento del ciclo d’incontri dedicati all’arte contemporanea, dal titolo “Il Viaggio di Odisseo”, che vedrà, ancora una volta, un critico presentare, attraverso video e performances, il lavoro di un artista. La rassegna è curata da Carlo Terrosi della cooperativa Le Macchine Celibi con la collaborazione di Alessandra Borgogelli, (docente di Storia dell’Arte Contemporanea al DAMS di Bologna).

Mercoledì 16 luglio Teresa Fattapposta presenterà Collage Project, recente lavoro dell’artista Michele Mariano.

Collage Project è un work in progress che parte dall’idea di ricostruire uno scheletro umano, utilizzando le ossa donate da alcuni protagonisti della cultura artistica contemporanea internazionale. Michele Mariano, con la scelta dei donatori, sancisce una sorta di riconoscimento ufficiale e il suo scopo diventa il costruire un “monumento alla cultura internazionale”. Siamo alla prima fase del progetto, quella divulgativa, in cui l’artista sta attraversando l’Europa a bordo di un camper, in una totale fusione tra il suo progetto artistico e la sua stessa vita. Questo “viaggio”, iniziato nel gennaio del 2002, ha portato Mariano a incontrare adesioni, collaborazioni e più in generale a una crescita del suo Collage Project. Quella di mercoledì è un’ulteriore tappa di questo “viaggio” o percorso in cui l’artista mostrerà lo stato attuale del progetto, ma nel contempo sarà luogo di nuove potenziali adesioni, per una crescita dello stesso Collage (www.collageproject.eu).

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” LAST MINUTE VERSO LA FINE DELL’ETERNITA’ “

Vecchio Ospedale Soave
Via Gandolfi Codogno (Lodi)
A cura di Lino Baldini e Lara Facco

Si tratta di un progetto curato da Lara Facco e da Lino Baldini e organizzato grazie all’impegno delle gallerie Pianissimo di Milano e Placentia Arte di Piacenza, con il supporto degli Assessorati alla cultura dei Comuni di Codogno della Provincia di Lodi e della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

La mostra si propone di affrontare un’analisi delle situazioni limite che il mondo in cui viviamo sembra essere sul punto di far esplodere, nel paradossale tentativo di creare nuovi modelli di ordine per arginare questa tendenza, ormai innescata e apparentemente inarrestabile, verso il caos. Sono stati invitati per questo circa cinquanta artisti, provenienti da tutti i continenti, scelti per la loro naturale propensione ad affrontare, attraverso il loro lavoro, tematiche in stretto rapporto con l’attualità del mondo che ci circonda, dal disordine economico all’irruzione della violenza, dalla paura delle nuove pestilenze al riemergere del sacro sotto forme sempre piu’ totalizzanti, dalla crisi del politico all’espansione dello spazio mediatico e delle nuove tecnologie, dalle manipolazioni genetiche alle incertezze della scienza, dalla nuova immigrazione al riemergere del razzismo e dell’intolleranza verso le diversità. Questi artisti sono quindi stati chiamati per fare da cartina al tornasole di tutto cio’, per riflettere come uno specchio, fedele e impietoso, quanto accade intorno a noi, attraverso i filtri dell’ironia tagliente, del sarcasmo e della crudeltà che caratterizzano la giovane arte contemporanea.

La mostra, che si propone come una specie di elogio del disordine, tenta cosi’ di dare una prima risposta ai nostri interrogativi e alle nostre perplessità attuali, che l’arte, com’e’ nella sua natura, sembra comprendere in anticipo.

ARTISTI INVITATI
Anur, Stefano Arienti, Arte a Parte, Terry Atkinson, Botto e Bruno, Brigata ES, Loris Cecchini, Brando Cesarini, Andrea Contin, Tomàs Enriques Creus, Wim Delvoye, Donatella Di Cicco, Giovanna Di Costa, Gabriele Di Matteo, Mark Dion, Eredi Brancusi, Simone Filippi, Fischli & Weiss, Anya Gallaccio, Panagiotis Giakas, Shona Illingworth, Boris Jakobek, Tim Knowles, Daniela Kostova, Matthieu Laurette, Anibal Lopez, Claudia Losi, Lola Marazuela, Teresa Margolles, Michele Mariano, Lala Meredith Vula, Paco Mesa, Yoko Miura, Gianmarco Montesano, Gianni Motti, Giancarlo Norese, Norma Jeane, Adrian Paci, Wolfgang Ploger, Premiata Ditta, Marc Quinn, Antonio Riello, Ene-Liis Semper, Santiago Sierra, Franco Silvestro, Synthex, Nicola Toffolini, Barte’le’my Toguo, Enzo Umbaca, Valentina Favi, Saverio Pieralli, Minnette Vàri, Vedova Mazzei, Michel Verjux, Sislej Xhafa, Qi Kai Zhang.

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OUVERTURE

Galleria Civica D’arte Contemporanea di Trento

a cura di Fabio Cavallucci

E’ un evento artistico? C’e’ il video An embroidered trilogy di Francesco Vezzoli, il lanciatissimo artista bresciano che ha in corso una mostra al Castello di Rivoli e ne sta per inaugurare una al New Museum di New York. Il video, realizzato con grande qualità di ripresa e di montaggio, ha per protagonisti alcuni noti personaggi dello spettacolo: da Iva Zanicchi a Valeria Valeri, con la presenza dello stesso Vezzoli intento a ricamare come un’anziana signora.

C’e’ anche Francis Alÿs, artista belga che vive in Messico, presente con suggestiva immagine ricorrente di un’ombra che scavalca una finestra.

C’e’ Michele Mariano, artista molisano autore di performance efficaci e spesso crudeli, che attualmente sta lavorando a un progetto megalomane e cinico: il Collage project, nel quale raccoglie atti notarili di donazione di ossa di personaggi famosi, da David Bowie a Enrico Ghezzi, per formare un improbabile abnorme scheletro, un’opera post mortem.

C’e’ Onzo, artista delicato ed essenziale, che realizza un’installazione, un percorso di segni come una soglia, dedicata all’amico Aldo.

Ma c’e’ anche la letteratura, il teatro, la musica: la giovane scrittrice Maddalena Fanton, che legge alcuni brani dal suo Lividi pubblicato da Guaraldi; il gruppo Teatrincorso, che rappresenta Zone, un estratto dal suo prossimo lavoro per il Museo Caproni, con testo e regia di Elena Marino; e infine Silen, un dj che propone dei pezzi scelti e mixati.

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DIGITALE PROGETTO CAMPIONAMENTO

Galleria comunale D’arte Contemporanea Cesena

a cura di Piero Deggiovanni

E’ il titolo emblematico di una mostra che vuole indagare la diffusione dell’uso delle nuove tecnologie, delle idee e dei valori ad esse correlate presso alcuni artisti che operano in regione. Con una certa perentorietà anche se avvolta da una allusività ironica, il curatore Piero Deggiovanni, docente di Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Bologna, riconosce in questi tre aggettivi le novità operative e sperimentali dell’arte contemporanea di questo inizio millennio.

Computers, fotoritocco, plotter, stampa digitale, immagine video. Questi sono alcuni dei nuovi strumenti della produzione di artisti come Karin Andersen, Monica Cuoghi – Claudio Corsello, Maurizio Finotto, Michele Mariano e Fabio Polvani invitati a presentare il loro lavoro piu’ recente – alcune opere addirittura sono inedite e appositamente pensate per lo spazio cesenate.

Karin Andersen, parte da una solida preparazione pittorica, ma il suo lavoro si caratterizza principalmente per l’utilizzo dei supporti digitali e dell’elaborazione informatica. Dunque procede dal mero pittorico al digitale attraverso l’elaborazione della foto con il computer su cui poi interviene con materie piu’ tradizionali.

Monica Cuoghi e Claudio Corsello. L’utopia avanguardista che voleva fondere arte e vita si e’ realizzata nella loro personale opera d’arte totale che e’ anche la loro abitazione – environment. In mostra presentano un recente video ripetuto all’infinito che illustra il dialogo tra i totem della produzione e dello scarto come dimensioni quotidiane in cui eternamente oscilliamo.

Maurizio Finotto opera sul versante della comunicazione a vari livelli – dalla performance alla documentazione video – con intenti manipolatori dei meccanismi degli eventi mass mediatici, creando un alias, un alter ego, simulazione di una paradossale situazione mass mediatica, quella di un personaggio anonimo ma famoso.

Michele Mariano propone l’opera – che e’ anche un evento e un sito Internet – denominata Collage Project ( http://www.collageproject.eu). Essa consiste nell’idea di creare un reliquiario dell’arte teso alla costruzione di un intero scheletro umano composto dalle ossa di diversi personaggi illustri della cultura artistica.

Fabio Polvani utilizza il plotter direttamente su tela. Animato dalla necessità di rispettare un certo rigore compositivo traccia ipotesi immaginifiche e scenari cognitivi secondo un impianto metodologico elaborato concettualmente che evoca in qualche modo i programmi delle avanguardie.

FLASHART  N°263
UN FATALE WORK IN PROGRESS
– la prima opera d’arte postuma –
“..la luna gira il mondo è voi dormite…..”  Matteo Salvatore
Di Fabiola Naldi

Fabiola Naldi:  COSA E’ COLLAGE E IN CHE COSA CONSISTE?
Michele Mariano: L’idea … ricostruire un intero scheletro umano con le ossa di diverse persone. Collage è un’opera d’arte in svolgimento, un vero reliquiario artistico, monumento unico alla cultura internazionale.

F.N.: IN CHE MODO SEI GIUNTO A UN PROGETTO DI TALE PORTATA CONSIDERANDO CHE L’OPERA DIVERRA’ TALE SOLO AL MOMENTO DELLA TUA MORTE E  QUELLA DEI PARTECIPANTI PRESCELTI?
E’ il mio esoscheletro… termine  che identifica il rivestimento più o meno rigido d’invertebrati… riferito all’essere umano è il rivestimento che ha in sé il come una persona si relaziona con il mondo.
Qualche tempo fa scrissi un libro, per le edizioni dell’ortica, nel quale m’interrogavo sul come la persona sì “liberasse”, attraverso le nuove tecnologie, in un nuovo rapporto con il mondo, tanto che la percezione del nuovo corpo era un CyberBody. Uno degli elementi portanti del progetto è la mancanza “dell’oggetto”..o meglio l’oggetto ci sarà dopo la morte sia dei partecipanti sia di molti contemporanei…
Ogni donatore stipula un contratto di donazione di un osso che sarà ritirato tra il sesto ed il decimo anno dopo la morte è, la prima opera d’arte postuma…
…l’opera ci sarà quando tutti noi saremo morti…è un opera che fugge dalla fascinazione dell’oggetto e sfugge alla caduta nel tempo!

F.N.: COME SCEGLI I “TUOI COMPAGNI DI VIAGGIO” E COSA TI RIMANE (PER ORA) DI LORO?
Il mio esoscheletro è costituito da tante persone, molte sono gia morte, l’elenco di Collage è costituito da persone in vita che io posso raggiungere… persone che nel bene e nel male sono i responsabili di come io sono, perché ho letto i loro libri, ho ascoltato la loro musica, ho visto i loro film ecc…, un esempio? se vesto di nero è per colpa o per merito loro…

F.N.: CREDI CHE COLLAGE STIA MODIFICANDO E CONDIZIANDO LA TUA STESSA VITA?
Da circa due anni vivo in camper… mezzo ideale ed economico… pratica largamente usata negli anni 60/70… Con il camper sono sempre in anticipo sugli appuntamenti.
Ho incontrato moltissime persone che partecipano al progetto in modo propositivo, con alcuni di loro è iniziata una collaborazione, questo è successo ad esempio con la Banda Jonica, Giovanni Lindo Ferretti, Caparezza ecc… inoltre centinaia di persone mi aiutano
nel viaggio acquistando, ciascuno, un biglietto di cinque euro, e per ogni biglietto venduto percorro 20 Km, più biglietti vendo più mi avvicino allo scopo, e tutti sono parte integrante del progetto.

LA PRIMA OPERA D’ARTE POSTUMA
CapaRezza incontra Michele Mariano

M.S.: Oscar Wilde ne “Il ritratto di Dorian Gray” solleva un dubbio sull’arte biografica, accusata d’esser noiosa e poco interessante. 
Io ho un pensiero esattamente opposto; credo che si tratti di una forma d’arte tra le più intriganti. Soprattutto in un contesto storico privo di memoria come quello che stiamo vivendo il “raccontarsi” assume una valenza comunicativa indispensabile.
Nel tuo progetto c’è il racconto di te stesso attraverso lai vita di chi ti ha ispirato, mi chiedo però, in virtù del dubbio suscitato dal libro sopraccitato, se nel concepimento hai avuto la necessità di raccontare te stesso o semplicemente la voglia di creare un’opera originale, e ti chiedo i motivi dell’eventuale risposta

M.M. L’idea e quella di raccontare la mia vita , attraverso le vite di altri che definisco essere i “responsabili”, nel bene e nel male, dello svolgersi della mia…sono partito quindi dallo studio del mio esoscheletro, termine che presi a prestito, nel mio libro “cyberbody” (edizioni dell’ortica), dalla biologia per definire lo spazio, subito sopra la pelle umana, nel quale risiede il “come” una persona inter-agisce con il mondo; da esoscheletro a scheletro il passo è stato breve. Ne è venuta fuori un’opera che nel suo materializzarsi è originale o meglio unica perché è la prima opera d’arte postuma. Prima di Collage la vita di un artista -se tale voleva essere- era votata alla creazione di oggetti “artistici”. Questo mi ha sollevato, da un punto di vista etico, dalla responsabilità della “produzione”, condanna di qualsiasi persona…continuo a farmi una domanda: ma il mondo ha veramente bisogno di un altro modello di sedia? Eppure tra i milioni di modelli esistenti, sicuramente c’è la possibilità di “aver risolto un problema” e….quindi di non pensarci più. Ma si continua a farne di nuovi (di modelli) mentre milioni di persone anziché andare in spiaggia a prendere il sole alimentano la vanità di centinaia di designers …Io so solo che nella mia vita mi siederò al massimo su un migliaio di sedie diverse. Per quanto riguarda il dubbio,  per me è presto risolto. Io cerco di concentrare tutte le mie energie per avere una vita da artista, non voglio fare l’artista!!! Mi ispiro al tempo non occupato artisticamente (produzione di opere) di Duchamp per sottrarmi alla condanna dell’oggetto come attestato di “esistenza”; o più semplicemente cerco di esistere come artista senza produrre oggetti. Forse l’arte biografica è giudicata noiosa e poco interessante perché si giudicano solo oggetti-opera non opere d’arte……

M.S. L’opera d’arte postuma è un cinico business nel mondo dell’arte. Tu hai avuto la brillante idea di sfuggire a questa trappola esasperandone il concetto, dando inizio ad un opera che sai già di non poterti “godere”. Credo che tu abbia una bizzarra idea della morte, mi dici che ruolo ha nella tua vita? Quanto influenza ogni tuo gesto, ogni tua composizione? Che rapporto c’è tra morte e opera?
M.M. La morte non mi interessa come elemento decorativo o indicativo di fine…mi interessa solo come stato di non esistenza come vuoto, primo stadio che incontra chi è sfuggito alla caduta nel tempo e alla condanna dell’oggetto. Ed in quanto tale, e solo tale, la morte diventa per me un mezzo espressivo, come il pennello per altri. La morte influenza, così, molte delle mie applicazioni mentali. Qualche settimana fa ho presentato il mio ultimo lavoro ”Me Myself I”, ovvero la ricerca di un collaboratore che con un sol colpo di pistola  è destinato ad uccidermi, all’interno del Colosseo; non manca un contratto nel quale sono elencate le modalità: per il “collaboratore” nessuna conseguenza penale è nessun compenso. In questo  lavoro, morte ed opera coincidono…se fare arte significa donare, io mi dono!!!….

M.S. So che i personaggi da te considerati per l’opera in questione, superato un certo imbarazzo iniziale e una volta convinti, ti cedono una parte del loro scheletro. Sei tu ad indicare quale? Se si, a chi hai destinato le mani e 
la testa, parti essenziali del processo creativo?
M.M. Sì e vero i primi cinque minuti di colloquio sono veramente duri, però poi riesco sempre ad incuriosire e a convincere. Tutti sono liberi di scegliersi l’osso da donare, ovviamente seguendo le indicazioni disponibili in un elenco che viene aggiornato eliminando le donazioni già stipulate. La scelta è motivata da una serie di argomentazioni ma tutte riconducibili in un’unica categoria-tipo: l’osso sempre presente a sé, perché ha un difetto di forma, perché fa male, perché è la parte più bella.

M.S. Non hai pensato di completare l’opera con una parte del tuo scheletro, questa scelta a cosa è dovuta?
M.M. Ho scelto di donare tutto il mio corpo ad un’altra opera “Trigger”….poiché alcuno mi farà mai un monumento, ho deciso di farmelo da solo.
L’idea dell’opera è: costruirmi un “Monumento Equestre Contemporaneo”…un cavallo di peluche (cavallo di Pippi Calzelunghe) di grandi dimensioni con in groppa, per ora, un fantoccio di cera avente le mie sembianze; il monumento sarà completato una volta avvenuto il mio trapasso, quando cioè il mio corpo plastinato (metodo di Gunther Von Hagens) sostituirà il manichino.

M.S. La tua opera proseguirà attraverso altre vite che si occuperanno di portarla a compimento. Non hai paura che il tuo entusiasmo non possa essere trasferito agli eventuali prosecutori e che tutto il tuo sforzo possa vanificarsi? 
M.M. Esiste l’imprevedibile, ed è verosimile che esso possa entrare in un opera d’arte. Se un osso non raggiunge la teca nel museo, viene depositata la storia della suo mancato arrivo. Dal momento della stipula del contratto, tutta la storia del donatore viene raccolta in una cartella, aggiornata continuamente,  esposta nel museo insieme allo scheletro. La validità del progetto é salva anche se questo si materializza attraverso un solo osso; perché, come si diceva, se io non sono al servizio dell’oggetto (sia esso artistico o comune), la cronaca del mancato arrivo ha lo stesso valore dell’osso  esposto. Il racconto è sempre la storia di una persona che, in questo caso, è storia di una persona che ha condizionato la mia storia.